La valutazione psicologica in età evolutiva è un processo dinamico di conoscenza e comprensione del minore con l’obiettivo di fornire una chiave di lettura del problema.
E’ basata sulla raccolta, la riflessione e l’integrazione di più elementi clinici che emergono dalle caratteristiche del bambino (cognitive, comportamentali, emotive e relazionali) e dalle informazioni provenienti dagli adulti di riferimento (genitori, insegnanti e altre figure educative).
In base all’età e al tipo di richiesta, gli strumenti utilizzati possono essere: colloqui individuali e/o congiunti, osservazioni, somministrazione di test e questionari.
L’iter in sintesi prevede:
– raccolta di informazioni relative allo sviluppo, la storia e i comportamenti del bambino nei diversi contesti di vita;
– osservazione clinica dei comportamenti e degli aspetti affettivo-relazionali;
– valutazione delle funzioni cognitive, neuropsicologiche (attenzione, memoria, funzioni esecutive…) e degli apprendimenti scolastici (lettura, scrittura, calcolo);
– momento conclusivo di restituzione del quadro complessivo e delle possibili azioni di intervento.
I percorsi terapeutici sono personalizzati, coinvolgono il minore, i genitori, gli insegnanti e hanno come obiettivo migliorare la qualità della vita nei diversi contesti di crescita.
Spesso il malessere psicologico è sottovalutato per motivi culturali o perché si pensa di poterlo risolvere con la sola “forza di volontà”. Affrontare la situazione, nel tentativo di migliorarla, è invece quanto di più utile una persona possa fare. Ciò anche nel caso in cui il disagio riguardi una relazione (familiare, di coppia, amicale o di lavoro) all’interno della quale possono innescarsi circoli viziosi difficili da interrompere. In tali circostanze un individuo può avere la sensazione di “sentirsi bloccato” o, viceversa, le sue reazioni possono apparire esagerate. In entrambi i casi la situazione può degenerare fino a diventare patologica.
Andare dallo psicologo – psicoterapeuta e intraprendere una terapia equivale a prendersi cura di sé. Significa appoggiarsi a un professionista qualificato, che aiuta le persone a trasformare le sofferenze in opportunità, sostenendole nel recuperare le risorse e le sicurezze smarrite e nel trovare nuovi equilibri.
La valutazione neuropsicologica del bambino consente di identificare il livello di funzionamento cognitivo e degli apprendimenti scolastici e, quando necessario, predisporre un intervento individualizzato per sviluppare le funzione deboli o non del tutto sviluppate. La plasticità cerebrale propria dell’individuo sostiene tale possibilità.
I percorsi di potenziamento degli apprendimenti scolastici e delle funzioni cognitive associate prevedono attività di rinforzo dei processi attraverso materiali di tipo metacognitivo e software specifici.
In particolare è possibile strutturare training volti a migliorare:
- la lettura (velocità, correttezza e comprensione);
- la scrittura (grafia e ortografia);
- le abilità numeriche e di calcolo;
- le funzioni esecutive (capacità di organizzazione, pianificazione e controllo dell’attenzione);
- la capacità di ragionamento logico.
L’intervento è indicato in situazioni di ritardo cognitivo, DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento) e ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività).
Non esiste una ricetta o una pozione magica in grado di insegnare come si diventi e cosa significhi nel concreto essere genitore. Ci si può tuttavia avvicinare a quello che può definirsi “un buon genitore”, che vuol dire essere più consapevole, competente ed efficace.
I percorsi di parent training e di consapevolezza genitoriale vanno in questa direzione. In primo luogo guidando a comprendere e ad accettare se stessi e i propri figli, e in seguito favorendo competenze e strategie verso scelte più efficaci dal punto di vista educativo. Il risultato si misura in una relazione più positiva genitore-figlio e in generale nel maggior benessere di tutta la famiglia.
La scuola è il luogo principale di istruzione in cui si sviluppano occasioni di crescita e si promuovono relazioni interpersonali basate sull’ empatia, la considerazione reciproca, il rispetto e l’ autenticità.
Proprio per la complessità e la rilevanza di questi aspetti evolutivi è importante che gli insegnanti abbiano a disposizione conoscenze specifiche e strategie di azione concrete. Tali strumenti permettono sia di mantenere e valorizzare situazioni positive all’interno della classe, sia di affrontare efficacemente i bisogni specifici degli alunni. In questa prospettiva i corsi di formazione per gli insegnanti sono un’occasione di approfondimento e confronto sulle tematiche relative alla motivazione e al disagio scolastico, ai disturbi specifici dell’ apprendimento, alle difficoltà comportamentali e alla disabilità. Altrettanto utili i percorsi di teacher training che sostengono e guidano nell’ operato durante tutto l’anno scolastico, e offrono opportunità di supervisione in merito a situazioni specifiche di alcuni alunni.
Per bambini e ragazzi con profili atipici spesso frequentare luoghi comuni come palestre o patronati, fare una passeggiata liberi da impegni e frequentare con serenità la scuola sembrano obiettivi complessi, difficili da organizzare e raggiungere. Attivare un percorso clinico per la disabilità significa conoscere l’individuo nel suo ambiente familiare ed extrafamiliare, andare oltre l’abilità mancante per permettergli una qualità di vita più alta possibile.
Tale percorso avviene sostenendo la capacità di scelta, la realizzazione personale e al contempo intervenendo sulle difficoltà comportamentali, cognitive ed emotive.
Parallelamente la famiglia viene affiancata nelle delicate fasi dello sviluppo (periodo post diagnosi, cambiamenti di ciclo scolastico, adolescenza, passaggio alla vita adulta) da persone esperte nel campo della disabilità, che lavorano in rete con enti e istituzioni.
La riabilitazione è rivolta soprattutto a persone che soffrono a causa di malattie neurologiche (Alzheimer e altre forme di Demenza, Parkinson, esiti di Ictus…) o a causa di lesioni cerebrali focali o diffuse conseguenti a traumi.
Tutte queste patologie determinano la compromissione di alcune funzioni cognitive (memoria, apprendimento, ragionamento, attenzione, orientamento spaziale e temporale, linguaggio…) o del comportamento.
Se inizi a notare “piccoli fallimenti quotidiani” delle funzioni cognitive o ne riconosci alcuni in familiari o amici (dimenticare nomi, saltare appuntamenti, perdersi in zone poco conosciute) richiedi una valutazione specialistica per comprendere meglio insieme ad un esperto cosa succede.
Accanto al percorso di valutazione e riabilitazione è possibile attivare un sostegno per i familiari o per chi si prende cura della persona per affrontare nel miglior modo possibile le difficoltà quotidiane.